Per decenni ci hanno detto che per dimagrire basta mangiare meno calorie di quante se ne bruciano.
“Calories in, calories out.”
Facile, no?
Ma questa equazione, semplice, rassicurante e lineare, è anche profondamente sbagliata, se parliamo di esseri umani e non di forni da laboratorio.
Cos’è davvero una caloria?
Una caloria, per definizione, è la quantità di energia necessaria a riscaldare 1 grammo d’acqua di 1°C.
Nel contesto alimentare, si usa in realtà la kilocaloria (kcal), cioè 1.000 calorie: la quantità di calore generata quando si brucia un alimento in un calorimetro.
Ma il corpo umano non è un forno.
Non “brucia” cibo per generare calore.
Non misura l’energia in kilocalorie.
Non converte 100 kcal di zucchero e 100 kcal di grasso nello stesso modo.
E non si comporta mai come una macchina lineare.
Il corpo non usa calore: usa ATP
A livello cellulare, la vera unità di energia biologica non è la caloria, ma l’ATP (adenosina trifosfato).
È l’ATP che alimenta i tuoi muscoli, il tuo cervello, il battito cardiaco.
E la produzione di ATP dipende da molti fattori, non solo da quante “calorie” mangi.
Le calorie sono solo energia potenziale
Prendi una bistecca o un bicchiere di vino: sulla carta potrebbero avere lo stesso contenuto calorico.
Ma nel corpo:
- Cambiano i percorsi metabolici
- Cambiano gli ormoni attivati
- Cambiano i tessuti che useranno o accumuleranno quell’energia
Il vino alzerà l’insulina e sovraccaricherà il fegato.
La bistecca stimolerà il glucagone, la sintesi proteica e la termogenesi.
Stesso numero di calorie? Sì.
Stesso effetto biologico? Assolutamente no.
Il mito dell’energia in uscita
“Brucia più di quanto mangi.”
Ma quanto bruci dipende da:
- La qualità e composizione del cibo
- Il tuo profilo ormonale (cortisolo, insulina, androgeni, tiroide…)
- Il tuo sonno, la tua luce solare, la tua temperatura corporea
- La tua efficienza mitocondriale
- La tua capacità digestiva e assorbitiva
- Il tuo livello di stress, infiammazione, malattia
- Il tipo di movimento che fai (camminare ≠ sprintare ≠ pesi)
Il corpo non è passivo. È adattivo.
Quando mangi di più, il corpo può decidere di spendere di più (più calore, più movimento spontaneo, più ormoni anabolici).
Quando mangi di meno, il corpo può rallentare tutto (meno tiroide, meno calore, meno spinta vitale).
Questo si chiama adattamento metabolico.
🧬 Gli ormoni decidono dove va l’energia
Vuoi un esempio?
- In uno stato androgenico (testosterone alto): le calorie vanno verso muscoli e ossa.
- In uno stato cortisolico (stress cronico): le stesse calorie possono andare verso grasso viscerale, infiammazione e catabolismo muscolare.
📌 Stessa “entrata” calorica.
📌 Risultati metabolici opposti.
Un dato interessante:
Due persone che mangiano la stessa quantità di calorie, con gli stessi macro, possono:
- aumentare o perdere peso in modo diverso
- accumulare grasso in zone diverse
- cambiare la loro massa magra, insulino-sensibilità, umore, termogenesi
Il corpo non somma le calorie come su una calcolatrice.
Le interpreta, le adatta, le indirizza.
Due persone, una pizza — stesso cibo, effetti diversi
Immaginiamo due persone:
- stessa altezza
- stesso peso
- stesso numero di calorie consumate nella giornata
- stessa pizza nel piatto
Ma con una differenza importante: il contesto fisiologico:
🔹 Persona A ha un metabolismo sano:
- Testosterone alto
- Ormoni tiroidei in equilibrio
- Cortisolo basso
- Massa muscolare attiva
- Sensibilità insulinica ottima
- Sonno profondo
- Mitocondri che funzionano come centrali nucleari
🔹 Persona B, invece, è in uno stato metabolico alterato:
- Testosterone basso
- Tiroide rallentata
- Cortisolo cronicamente alto
- Infiammazione sistemica
- Glicemia instabile
- Poco sonno, poca luce solare
- Mitocondri pigri, stressati
La persona A probabilmente:
✅ userà quella pizza per ricaricare glicogeno muscolare
✅ stimolerà un picco anabolico
✅ brucerà velocemente il pasto grazie alla massa magra attiva
✅ tornerà in equilibrio in poche ore
Persona B, invece, potrebbe:
- causare uno sbalzo glicemico più marcato
- stimolare più insulina per compensare
- favorire l’accumulo di grasso viscerale
- aumentare la sonnolenza, la fame successiva o l’infiammazione
Il punto non è demonizzare il cibo
La stessa pizza, in sé, non è “buona” o “cattiva”.
Ma il modo in cui viene assimilata, gestita e indirizzata dipende da chi la mangia e in quale stato metabolico si trova.
Il corpo non riceve il cibo come un dato astratto. Lo interpreta.
E lo fa attraverso il filtro del tuo stato ormonale, digestivo, infiammatorio, mitocondriale e nervoso.
La verità?
Calorie in, calorie out è come dire che l’efficienza di una macchina dipende solo da quanta benzina entra e quanta esce — ignorando il motore, il tipo di combustibile, l’olio, le condizioni della strada, e il guidatore.
È una semplificazione utile solo per etichette nutrizionali e database.
Non per capire davvero come funziona il corpo umano.
Cosa conta davvero?
Se vuoi gestire energia, metabolismo e composizione corporea, guarda oltre i numeri:
- La qualità del cibo
- Il tipo di nutrienti (proteine ≠ carboidrati ≠ grassi)
- Il timing (mangiare a mezzanotte ≠ mangiare a colazione)
- I tuoi ormoni, il tuo sonno, il tuo ritmo circadiano
- La tua resilienza mitocondriale
Le calorie sono solo una delle tante variabili. E non la più importante.
Conclusione: sì, il deficit funziona — ma a che prezzo?
A scanso di equivoci, è giusto dirlo chiaramente:
Se una persona introduce meno energia di quanta ne consuma,
il corpo sarà costretto ad attingere alle sue riserve (grasso corporeo, ma anche muscoli).
📉 Questo significa che dimagrire è possibile anche in uno stato metabolico disfunzionale.
Ma a quale costo?
🔴 Sì, la persona non ottimizzata riuscirà a perdere peso…
Ma il prezzo da pagare sarà alto. Molto più alto di quanto sembri.
Nel corso del processo:
- sarà sempre più stanca, più affamata, più irritabile
- il sonno peggiorerà, la termogenesi calerà, inizierà a sentire freddo costante
- la concentrazione diminuirà, l’umore si abbasserà
- spariranno la motivazione, la voglia di muoversi, di socializzare, di vivere con energia
E più andrà avanti, più il corpo rallenterà tutto: metabolismo, ormoni, energia, desiderio.
Sarà una marcia forzata contro natura.
Perderà peso, sì, ma quel peso non sarà solo grasso: sarà anche massa muscolare e in alcuni casi, più muscolo che grasso, soprattutto se non si allena e non consuma abbastanza proteine.
E poi?
Una volta che avrà raggiunto “il peso obiettivo” — (sempre che non abbia ceduto prima) — basterà riprendere a mangiare normalmente per vedere:
- il peso risalire in fretta
- il corpo accumulare più grasso di prima
- la fame diventare più intensa e incontrollabile
- i segnali di sazietà completamente sballati
Il cervello, privato a lungo, reagisce con compulsività ed è come se non riuscisse più a fermarsi. E molto spesso non ci riesce.
🟢 La persona “ottimizzata”, invece…
Anche con un deficit energetico moderato, potrà:
- ✅ perdere principalmente grasso, salvando i muscoli
- ✅ mantenere energia, lucidità mentale, vitalità
- ✅ dormire meglio, regolare l’appetito, conservare la motivazione
- ✅ reagire bene al ritorno a un’alimentazione normocalorica, ricaricando i tessuti anziché ingrassare
È una differenza qualitativa, non solo quantitativa.
In sintesi?
Sì, è possibile dimagrire “flagellandosi” a colpi di restrizione, fame e disciplina.
Ma è un percorso in salita, che il corpo vive come uno stress, non come un’evoluzione.
Una persona può anche perdere 15 kg con la sola forza di volontà, ma se perde muscoli, energia e salute ormonale, allora ha solo vinto una battaglia contro la bilancia, non biologica.
Il vero obiettivo non è dimagrire a tutti i costi, ma creare un corpo che funzioni così bene da poter dimagrire facilmente, quasi senza pensarci, e poi non riprendere più ciò che ha lasciato andare.
Il vero obiettivo è stare bene ed è quello che auguro anche a te.
Con affetto,
Oliver
